I sostantivi (analisi grammaticale)
Introduzione
I sostantivi, conosciuti anche come "nomi", sono quelle parti variabili del discorso facenti riferimento a una persona, ad un animale oppure ad una cosa, concreta o astratta.
Un nome può essere:
- proprio o comune
- di persona, animale o cosa
- maschile, femminile, neutro o promiscuo
- singolare o plurale
- variabile, invariabile, difettivo o sovrabbondante
- individuale o collettivo
- concreto o astratto
- composto
- primitivo o derivato
- alterato: accrescitivo, diminutivo, vezzeggiativo o dispregiativo
Proprio o comune?
I nomi propri sono quelli che si riferiscono ad una persona, animale o cosa in modo specifico. Si scrivono con l'iniziale maiuscola. Esempi:
- Ilenia; Alberto; Milano; Shanghai; Nilo.
I nomi comuni si riferiscono invece a concetti generici. Si scrivono quindi con l'iniziale minuscola (apparte un paio di eccezioni come "Paese" o "Stato"):
- albero; rondine; banca; perfezionismo; idea.
I generi comune e promiscuo
Oltre ai due più comuni generi maschile e femminile, in analisi grammaticale un nome può anche essere comune o promiscuo.
Si parla di genere comune quando il sostantivo ha la medesima forma sia per il femminile che per il maschile. Esempi ne sono:
- il /la nipote; il/ la cantante; il/la farmacista; il/la dentista
Si parla di genere promiscuo quando il nome esiste solamente in forma maschile o femminile ed è necessario affiancare l'aggettivo "maschio" o "femmina" per specificarne il genere semantico:
- la persona; la guida; il medico; la tigre; lo squalo...
Invariabile, difettivo e sovrabbondante
Si dice invariabile un nome che ha la medesima forma sia al singolare che al plurale. Ad esempio:
- il/ i caffè; la/ le città; la/ le virtù; il/ i bar; l'/ gli autobus.
Sono difettivi quei sostantivi che possiedono solo la forma singolare o solo quella plurale:
- le forbici; le manette; i pantaloni; gli occhiali...
I nomi sovrabbondanti si dicono tali in quanto hanno più forme per il singolare e/ o per il plurale (non necessariamente il significato è identico per entrambe le forme). Per esempio:
- il muro: i muri/ le mura; il grido: i gridi/ le grida; il braccio: i bracci/ le braccia; l'orecchio/ l'orecchia: gli orecchi/ le orecchia.
Plurale o collettivo?
Un sostantivo è plurale se la relativa forma singolare sta ad indicare concetti singoli:
- gli animali, le piante, le api, le navi...
Si parla invece di nome collettivo quando anche la forma singolare sta ad indicare un insieme. Ad esempio:
- la fauna; la flora; lo sciame; la flotta.
Concreto o astratto?
I nomi concreti sono quelli che si riferiscono a concetti materiali:
- l'orologio; il pane; l'anatra; l'ossigeno...
Con nomi astratti ci si riferisce ai concetti solamente immaginabili:
- l'ora; la disposizione; l'idea; il pedaggio...
Un problema, forse da lasciar al di fuori della linguistica, può essere dato dai sostantivi come "felicità", filosoficamente astratti, a livello biochimico, invece, concreti.
I nomi composti
Un nome si dice composto quando è formato da due o più parole:
- il paratibia (para + tibia); il poggiabraccio; (poggia + braccio); il capotreno (capo + treno)...
Primitivo o derivato?
I nomi primitivi sono le parole base. Per esempio:
- il cane; la benzina; il pesce; il giorno.
Si parla invece di nomi derivati quando la parola deriva appunto da un nome primitivo. Ad esempio:
- il canile; il benzinaio; il pescivendolo; il giornale.
I nomi alterati
Un sostantivo è alterato quando vede l'aggiunta di un suffisso che ne modifica descrive la grandezza o la qualità. Il suffisso può essere:
- diminutivo: "-ino", "-etto", "-ello", "-icino", "-icello".
- accrescitivo: "-one"
- vezzeggiativo: "-uccio", "-etto", "-ettino", "-uzzo".
- dispregiativo: "-accio", "-accione", "-astro".